A proposito di salute: una riflessione generale sulla sanità

Dettagli della notizia

Intervento del consgliere incaricati alla sanità Alessandro Di Vito

Data della notizia:

07 marzo 2024

Data scadenza:

07 marzo 2024

Tempo di lettura:

Tipo notizia

comunicato stampa

Descrizione

E’ tempo di una riflessione generale sulla sanità e credo sia arrivato il momento che la politica pensi seriamente ad una riforma sanitaria che prenda in considerazione il ritorno al Sistema sanitario nazionale (Ssn), in modo da superare l’attuale regionalismo che ha portato dopo ventitré anni - ricordo che il potere alle regioni è stato dato dalla legge costituzionale n 3 /2001 confermata da un referendum popolare - a realizzare 21 sistemi sanitari differenti in un Italia costituita da meno di 60 milioni di abitanti. Quindi, Sistema sanitario nazionale: si o no. Nel 1958 è stato istituito il Ministero della Sanità (adesso della “Salute”) e con la legge 12 febbraio 1968, n. 132 (cosiddetta "legge Mariotti") venivano istituiti ed organizzati gli enti ospedalieri e costituito il Fondo nazionale ospedaliero. Solo con la legge 833 del 23 dicembre 1978 - a firma del Ministro Tina Anselmi - si dava piena applicazione all’articolo 32 della Costituzione. Una buona sintesi delle due leggi accompagnata da alcune integrazioni suggerite dalle mini riforme che si sono susseguite fino ad oggi inclusi il DM 70/2015 ed il DM 77/2022, potrebbe essere un ottimale punto di partenza per una riforma sanitaria di cui l’Italia ha bisogno per rinnovare l’importante ruolo pubblico a difesa della salute dei cittadini. Certamente l’istituzione della dirigenza nel settore della sanità e la creazione delle aziende sanitarie hanno progressivamente delegittimato quello che di buono era stato fatto in precedenza, peggiorando anno per anno il nostro sistema sanitario. Il termine “dirigente” non è mai piaciuto ai medici, perché si è de-personalizzato l’aspetto professionale e si è creata una barriera all’accesso al lavoro in quanto, a partire dal 1994, solo con il diploma di specializzazione si poteva essere assunti. A tutto ciò si deve aggiungere il numero chiuso nelle scuole di specializzazione e la mancata programmazione degli specialisti per capire gli errori commessi nei precedenti trent’anni, per cui oggi si devono mettere in atto correttivi in tempi brevi. L’aziendalizzazione ha ulteriormente contribuito a questo declino, demotivando sempre di più l’operatore sanitario, considerato solo un numero e una risorsa da sfruttare, piuttosto che valorizzare ed al tempo stesso si sono create le peggiori condizioni di lavoro poco conciliabili con il ritmo familiare. Ritengo pertanto che tre siano le priorità sulle quali le forze politiche dovrebbero riflettere per realizzare una riforma sanitaria che riporti la nostra sanità agli alti livelli di sempre. La prima riflessione dovrebbe riguardare proprio il ritorno al Sistema sanitario nazionale e quindi superare l’attuale regionalizzazione tenendo presente dell’esperienza oltre ventennale, che ha visto nascere 21 differenti sistemi regionali ed impegnare lo Stato costantemente per rifinanziarli. Il secondo aspetto che si dovrebbe prendere in esame è la carenza di personale ed in particolare dei medici dipendenti per i quali si potrebbe, per i neolaureati, aprire subito l’accesso al lavoro. Questo sarebbe possibile con un atto legislativo che superi l’ostacolo della specializzazione imposto trent’anni fa per i medici dipendenti. La stessa semplificazione potrebbe essere adottata, anche se in forma differente, al mondo dei medici convenzionati. In questo modo i neolaureati avrebbero da subito un posto di lavoro, gli sarebbero corrisposti i contributi pensionistici e allo stesso tempo gli potrebbe essere data la possibilità di portare avanti percorsi formativi/specialistici durante l’attività lavorativa, incrementando progressivamente la loro professionalità. La terza considerazione su cui discutere è quella di rivedere le attuali aziende sanitarie e - una volta superato il regionalismo - attuare una revisione territoriale ed organizzativa, prendendo come riferimenti la legge 132/1968, la legge 833/1978, il DM 70/2015 ed il DM 77/2022 in modo da dare luce ad una nuova realtà territoriale - che potremmo chiamare “Area territoriale socio sanitaria” - che consenta di fornire servizi sanitari e sociali ad una popolazione non superiore ai 400 mila/500 mila residenti. In conclusione, è arrivato il momento di decisioni importanti per i cittadini, che chiedono al Governo conferme sul ruolo pubblico del nostro sistema sanitario per cui forze politiche e amministrazioni locali - nonché i Comuni - si devono sentire parte attiva nel dare una risposta concreta e realizzare una riforma sanitaria più vicina ai territori ed al cittadino.

A cura di

ufficio
Ufficio stampa e comunicazione del Comune di Lucca

Palazzo Orsetti - Via Santa Giustina, 6

Ultimo aggiornamento: 08/03/2024, 09:56

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